Agrate Brianza è un comune di 12.895 abitanti della provincia di Monza e Brianza.
Situato nella Brianza sorge in una zona pianeggiante a circa 160 m di altezza s.l.m.
L'economia di questo comune è legata soprattutto all'industria, all'agricoltura e alle piccola impresa tessile.
Origini molto antiche vanta questo villaggio brianteo. Sul significato del suo nome, avente la caratteristica terminazione in "ate" propria dei nomi locali della Lombardia, avanza molte ipotesi L. ZERBI (Supplemento al Cartolario Brianteo del Sacerdote Giov. Dozio, in Arch. Stor Lomb., 1890, p.30 segg.).
Se si vuole applicare, egli dice, il nome di Acriatum ad una condizione fisica e geologica del luogo, potrebbe significare un "vico innalzato sull'antico livello della Molgora". Infatti se il dialetto orobico risentiva del greco avrebbe significato "summitas montis". Se invece si vuol fare derivare Acriatum da un nome di persona, non sono ignoti nell'antichità romana gli Acratii, come Ennio Quirino Visconti ce ne suggerisce esempio nelle gemme letterate del museo Worsleyano, o in Acratus stesso, liberto di Tiberio Claudio Nerone.
Altra ipotesi sarebbe dedotta dall'arcaico Acratus, significante vino schietto e corrispondente al merum dei latini. E in ciò troverebbesi la prova - continua il Zerbi - che nell'antichità remotissima in queste terre la vite e le vigne tenevano il primo posto. Fra Agrate e Caponago abbiamo ancor oggi un predio detto Vignolina e nelle carte del codice santambrosiano trovasi che i fratelli Deusdedit di Agrate possedevano vigne su quel di Ottavo (ora S.Cristoforo) nell'853.
Come si vede grande è la difficoltà che l'erudito incontra nel voler spiegare l'origine dei nomi di antiche terre lombarde, dove i ricordi gallici si innestano con le reminiscenze della colonizzazione romana.
Verso il 1880 si rinvennero fondazioni di indubbia origine romana, che, insieme con un'ara di granito, ora sostenente l'arcata di una porta di masseria, attestano l'esistenza di un vicus romano. Verso la metà del sec.XIX nel demolire un muro della casa parrocchiale di Agrate, fu scoperta una lapide con la seguente epigrafe cristiana che vuol essere assegnata al finire del sec.V o al principio del seguente, poiché si accenna a un Boezio console, e Boezio fu console negli anni 487, 510, 522:
Nel sec. XIII Agrate doveva costituire un comune rurale, se troviamo sotto la data del 1202 febbraio 11 una transazione fra i consoli d'Agrate a nome del proprio comune e la canonica di Vimercate. Quelli di Agrate rinunciavano alla pretesa da essi avanzata che la chiesa di Vimercate dovesse dare loro ogni anno lire tre "in pascha majori post comunionem in pano et vino quod predominati vicini debebant comedere et fibere ibi presentialiter" (BISCARO, Di una antica costumanza dell'Archidiocesi milanese in Arch. Stor. Lomb., 1907. Vol.7, Documenti in appendice).
Nel 1690 fu con istrumento del 3 agosto investito del luogo di Agrate Giampaolo Arbona, per sé e maschi primogeniti. Il feudo aveva 105 fuochi, senza redditi feudali.Fu pagato L. 5.250. Nel 1708 ottobre 26 venne anche concesso da Carlo III il titolo di marchese di Agrate a Gian Carlo Arbona. Estintasi nel 1760 questa famiglia senza discendenza, il feudo venne devoluto alla R. Camera (CASANOVA, Dizionario feudale).
Agrate diede i natali a Matteo Ferrai, medico della duchessa Bianca Maria Sforza e lettore nell'Università di Pavia, e a Marco d'Agrate, che fu l'autore della famosa statua di S. Bartolomeo nel Duomo di Milano (Grande Illustrazione del Lomb. Veneto, Vol., I, p. 547).
Questa località, trovandosi in un'amenissima posizione, si è arricchita nei secoli scorsi di belle ville, fra cui le più notevoli la Villa Fè, e la Villa d'Adda.